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Wednesday, April 8, 2020

IN MEMORIA DEL PROF. GIUSEPPE DI ROSA

A distanza di pochi mesi dal Prof. Marino, anche il Prof. Giuseppe Di Rosa (22-1-1930 6-4-2020) ci ha lasciato.
Anche il Prof. Di Rosa, per me, è stato una di quelle persone che segnano per una vita intera.
Esempio di rigore morale assoluto, spesso prendeva posizione in maniera decisa, risultando scomodo, soprattutto a chi, superficialmente, lo accusava di essere esagerato.
Ma ha veramente dato la vita per i suoi alunni. Ricordo sempre che, ogni volta che c'era il compito d'Italiano o di Latino, sistematicamente si presentava il giorno dopo con i compiti corretti. 25 compiti.
Unico. Anche perché correggere i compiti d'Italiano e di Latino non era una passeggiata, come -absit iniuria verbis- la mia adorata matematica, dove se c'è una fesseria, è una fesseria e basta. Il Professore Di Rosa mi spiegò che quando correggeva, soprattutto dall'Italiano in Latino, e per esempio un alunno aveva messo un dativo piuttosto che un genitivo, era suo dovere cercare di capire se in qualche modo quel dativo poteva comunque essere giustificato in quella frase, prima di segnare "matita blu". Il che richiedeva uno sforzo mentale non indifferente, ed un impegno ed una dedizione non comuni. In un pomeriggio, i compiti, di Italiano o di Latino che fossero, erano corretti. Io credevo che fosse per dimostrare l'impegno che egli metteva con noi. Ed io, ragazzo, lo sentivo quest'impegno, e sentivo il dovere di contraccambiare con altrettanto impegno. Ma ho capito che lo faceva anche per un altro motivo: "Se qualcuno rimane indietro, o non ha capito una regola, deve avere quanto più tempo possibile per recuperare". Questo è rigore, disciplina, amore, dedizione. Spesso non contraccambiati da noi alunni.
C'era chi osava pure prenderlo in giro e prenderci in giro, perché ci faceva leggere e tradurre dal latino in Italiano, e poi ci faceva fare i "commentariola", quei piccoli commenti in latino del brano letto. Lo fece per prepararci alle prime due edizioni del "Certamen Latinum Syracusanum", quest'anno arrivato alla XXXIV edizione. Riuscì a piazzare uno tra i primi cinque per due anni, in una competizione ovviamente allora dominata dal Classico "Gargallo".
Ed i versi a memoria di Dante. "Roba d'altri tempi", si diceva. "Metodi arcaici". Ma ancora oggi me li ricordo... "noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto che da la nuova terra un turbo nacque e percosse del legno il primo canto", ed è bello ricordarli. Arricchiscono, in un periodo in cui la cultura viene fatta dai video-tutorial, ed il 5G viene visto come causa del CoVid19.
Mi ritengo fortunato di averlo incrociato nel cammino.
Riposi in Pace, caro Prof.

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