Guitars
Sunday, February 8, 2015
A che serve la scuola? II
5)Al di là del fatto che non mi è chiaro come dovrebbe migliorare la scuola, c'è una domanda ancora più a monte ed ancora più ad alto livello: qual è la missione della scuola? Se lo si chiede ad un professore, la risposta non può che essere una sola: far sì che un bambino venga valorizzato al massimo in base alle proprie attitudini, in modo tale che, a 13 o a 18 anni, egli possa avere la più ampia scelta di ciò che può fare nella vita. Domanda: siamo sicuri che gli interessi della nazione coincidano con gli interessi dell'alunno? Immagino le risposte istituzionali: "Senza alcun dubbio gli interessi dell'alunno coincidono con quelli della sua nazione, perché un alunno ben formato avrà più possibilità di riuscire nella vita, e quindi accrescere il valore della nazione". Questa è una baggianata colossale, ancor più stridente se è un discorso fatto per l'Italia, che forma CON LA SCUOLA BORGHESE persone di ottimo livello, le migliori delle quali ringraziano, salutano e se ne vanno. Se considerassimo le Nazioni come aziende, l'Italia nel mondo apparterrebbe senza dubbio al reparto R&D. Forma persone, in perdita, e le esporta all'estero. Un ottimo modello di fallimento. Questa cosa è stata capita dai nostri governi. Questo è ciò che sta facendo adeguare "L'INVOLUCRO" della nostra formazione alla formazione "anglosassone", per intenderci. Che forma meno "Benedetti Croce", ma più persone in grado di fare un raddrizzatore di corrente. Sono venuto a sapere (grazie a mio figlio) che i programmi di storia delle scuole elementari arrivano sì e no (sono sconvolto, e mi debbo riavere ancora) all'impero romano. Insomma, i nostri figli, di storia, avranno soltanto un tenue sospetto. Di conseguenza, la nostra formazione "umanistica" certamente si va a fare benedire. Ne parlo inorridito, ma convinto di essere un sicuro perdente.
6)L'Italia risulta abbastanza indietro nei cosiddetti "test PISA". La cosa si concilia male con il fatto che gli Italiani all'estero, generalmente parlando, lavorano molto bene e sono apprezzati. E' più probabile che il tipo di test non si incastri bene con la nostra metodologia d'insegnamento. E' questo un valido motivo per cambiarla? Non ho risposte in merito. Ho una grande preoccupazione. Le scuole anglosassoni (che con tutto il rispetto non prenderei mai a modello per la formazione di una persona) sono ORIENTATE per tradizione al lavoro. E' un lunghissimo "avviamento al lavoro", sono finalizzate, molto più di quanto non sia la scuola italiana, che, a detta dei ragazzi di Barbiana, peccherebbe di settorialità borghese. Sparti! (terronismo='per giunta'). I ragazzi di Barbiana sarebbero impazziti in una scuola americana, molto più settoriale della nostra. Negli ultimi anni, con l'avvento della globalizzazione, le regole del gioco sembrano consistere in una competizione massacrante tra Stati ed economie. Occorre quindi che la formazione sia orientata in tal senso? Se sì, crolla miseramente il concetto di "scuola per l'individuo", che è e rimane (da perdente) il mio ideale di scuola, e si fa avanti con forza il concetto di "scuola finalizzata". La scuola non come formazione, ma come avviamento al lavoro. Inorridisco a parlarne, ma è quello che vedo. Con mio figlio che studia tantissime cose pratiche, tecnico-scientifiche, ma al quale viene chiesto pochissimo di riflettere ad esempio sul "significato dei termini", sul "fare il collegamento". Atomo e tomografia, hanno qualcosa in comune? Non importa. Tu devi sapere cos'è l'atomo e cos'è la tomografia. Insomma, "fermarsi a riflettere" è una perdita di tempo. L'importante è acquisire informazioni. Ripeto il concetto: a me vengono i brividi al pensiero che la scuola venga impostata così. Tutto concorre, negli ultimi anni, ad una "formazione tecnica", piuttosto che alla formazione dell'individuo. In tal senso, quanto scritto dai ragazzi di Barbiana non puzza più neanche di stantio. E' semplicemente preistoria. Non puzza più, è roba fossile.
Alle mie domande non dovrebbero rispondere i docenti, ma proprio la politica. Siamo sicuri che vogliamo una formazione orientata al lavoro, piuttosto che all'individuo? Io continuo a sostenere di NO. Ma se la risposta è "SI'", e la politica vuole agire in tal senso, allora è fondamentale che la gestione dello Stato sia più basata su criteri aziendali, di efficienza e di performance. Per far questo, occorrerebbe che l'Italia si desse una mission nel mondo, come già detto (ad esempio, l'Arte, ad esempio la medicina, io continuo a sostenere stupidamente l'High Tech, per chiaro conflitto di interessi), ed indirizzare la scuola pesantemente in tal senso. Allo stato attuale delle cose, ci avviamo verso una scuola che vuole scimmiottare il modello anglosassone, andando a giocare nel campo avversario, ma SENZA AVERE una chiara visione di dove si vuole andare (esempio: Corea--> Hi tech). Rischiamo soltanto di svilire la nostra scuola, svuotandola di contenuti e di impostazione, verso una settorializzazione della quale noi stessi non siamo convinti. Se infatti formi delle persone per l'Hi Tech, e poi tutte le aziende Hi Tech sono in estremo oriente o negli USA, non stai facendo altro che dare GRATS 250 mila euro a persona (tanto costa la formazione negli anni) ai paesi tuoi competitor.
Per concludere, occorre avere chiaro se l'Italia deve essere uno Stato competitivo, prendere atto delle regole della competizione, individuare la propria mission nel mondo, e focalizzarsi su questa ANCHE CON LE SCUOLE. In modo tale che, in quel settore ben preciso, l'Italia sia all'avanguardia. Io continuo ad avere terrore di un Paese che orienti le scuole verso il lavoro, come fanno gli Stati Uniti. Ma l'alternativa, vista la globalizzazione, sembra essere un modello in perdita, e cioè Italia come R&D per dare i migliori elementi agli altri Paesi. Morte sicura della Nazione.
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment