Guitars
Tuesday, February 3, 2015
Mario Capanna ed il nonno Franco.
Domenica ho visto una dichiarazione pubblica di Mario Capanna.
Per i più giovani che ignorassero chi sia questo signore, è un comunista, ex segretario di PDUP (Partito Democratico Unità Proletaria, ex segretario DP (Democrazia Proletaria), ex sessantottino, di quelli "alla Flaiano", perché se l'è sempre potuto permettere. E, da comunista che se l'è sempre potuto permettere, ha diritto a due vitalizi. Nulla di strano.
Non ho mai avuto stima di Capanna. Non perché comunista, ma perché l'ho sempre ritenuto un infido e sinistro doppiogiochista. Lo dobbiamo a gente come lui se è montato un '68 devastante che ha prodotto tantissimi caproni a forma di studenti, i quali chiedevano il "18 politico" all'esame di gruppo, o il "66 politico" alla laurea. Ma la cosa inquietante di Capanna, è che mentre i pecoroni belavano nelle piazze, lui studiava, studiava eccome, perché chi vuole essere leader VERO deve studiare seriamente. Famosa fu la sua relazione in Latino al Parlamento europeo. Insomma, un sinistro che sinistramente sfruttava "le masse" (entità indistinta e per lo più malleabile a piacimento) ma tenendosene ben al di sopra.
E, devo dire, non è stato sorprendente che la dichiarazione di ieri difendesse a spada tratta il suo vitalizio (doppio). E' una questione di principio, dice Capanna, perché se lo tolgono a me, lo possono togliere a tanti pensionati poveri, perché cade ogni forma di "diritto acquisito".
Commovente. Prima di continuare devo asciugare le mie lacrime.
Incidentalmente, nella trasmissione di ieri (l'Arena di Giletti) c'era un ex consigliere regionale del Veneto (stavolta, di destra), il quale, sostanzialmente, si incanalava nel solco della tradizione giurisprudenziale più bieca e ottusa. "Il diritto acquisito".
Potrei ripetere il pistolotto sul "diritto acquisito" già da me discusso in un post precedente. Lo eviterò.
A questi signori dai diritti vitalizi acquisiti, voglio contrapporre una figura insignificante ai più, ma non a me. Mio nonno Franco. Sottufficiale della Regia Marina, tra i mille superstiti (racconterò quello che mi raccontò in proposito, quello che ricordo) dell'affondamento della corazzata Roma, nel '43. Non aveva il mio Dottorato di Ricerca, non era laureato, e neanche diplomato. Studiò quello che fu necessario per passare ufficiale. Io mi ricordo, da bambino, gli ultimi anni del suo lavoro prima della pensione, da Tenente di Vascello, al Distaccamento Militare di Cava di Sorciaro, vicino Siracusa. Le persone come lui, che hanno fatto crescere l'Italia, non capivano molto di diritti acquisiti, ma insegnavano i doveri acquisiti. Essendo lui Capitano (titolo equivalente al Tenente di Vascello nell'Esercito), ed essendo il responsabile di un bel po' di Marinai ed Ufficiali di grado inferiore, aveva un modo semplice di interpretare il suo ruolo: "Io dovevo essere il primo ad entrare e l'ultimo ad uscire." Era un suo DOVERE ACQUISITO. Da Tenente di Vascello, non da Ammiraglio di Squadra.
A tutti questi "parassiti dei vitalizi" che alzano il "non possumus" della giurisprudenza, dico semplicemente una cosa. La giurisprudenza sancirà pure che voi avete ragione, e probabilmente l'ultima cosa che sancirà è il fallimento giuridico dell'Italia. Probabilmente, il diritto internazionale a cui vi appellate sa anche trattare il fallimento degli Stati Nazionali, sotto il peso di tutti i diritti acquisiti accumulati da gente come voi. Tuttavia, non posso non notare che l'Italia, da paese distrutto dal fascismo, è diventato un grande paese grazie al lavoro di uomini come mio nonno Franco, gli uomini dei DOVERI ACQUISITI, ed è ripiombato nel fango grazie a persone come voi, ominicchi dei DIRITTI ACQUISITI.
Chissà se nel chiuso delle vostre stanze, al buio, anche lontano dalle vostre mogli (o mariti) o compagne (compagni) avrete uno spazio per un po' di vergogna, o siete veramente convinti fino in fondo delle fesserie indegne -tanto più in questo periodo- che dite sui vostri "diritti acquisiti". Chissà...
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