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Monday, January 12, 2015

Je suis / Je ne suis pas





Sono circolati vari articoli in questi giorni di persone che tenevano a dire "Io non sono Charlie Hebdo". Con varie motivazioni, che secondo me non colgono il senso della frase "je suis Charlie Hebdo". Che è lo stesso dell'11 settembre "I am American". Un attentato che disprezza la vita umana in questo modo non ammazza solo le vittime, ma ferisce tutte le persone del mondo "civile". Dove per "civile" non intendo "occidentale", ma il mondo di coloro che riconoscono il valore primario della vita umana. Da questo punto di vista, "je suis Charlie Hebdo aussi". Per intenderci, è la stessa logica che mi porterebbe a dire ad Israele "i massacri di massa non vanno bene. Lascia che intervenga una forza di interposizione che provi a bloccare i terroristi palestinesi SUL CAMPO". Perché uccidere indiscriminatamente terroristi e bambini non va bene. Questa è la nostra cultura. Quindi, punto numero 1, il valore assoluto della vita umana. E se ieri fossi stato a Parigi sarei stato tra i 2 milioni in piazza. 

Poi c'è un altro tema da affrontare, e va nel merito della satira di Charlie Hebdo. Ieri ho letto un pezzo di un tal Casalino, postato su Facebook.



Non condivido minimamente questo pezzo, perché, al solito, idolatra il senso della libertà dei Francesi perché sanno fare la pipì in bocca alle persone sgradite, e questo per loro è diritto alla satira. Questa è la cultura francese. Che io rispetto, ma non venero come questo Casalino. Quello che per lui è "mancanza di coraggio" (può essere, tutto è opinabile), per me è "cultura italiana". Che io difendo. Perché delle vignette di Charlie che ho visto, ne salverei due o tre. Le altre, per me, sono semplicemente indecenti. Squallide. Dai toni troppo pesanti. Che non fanno parte della nostra cultura. Noi Italiani non trattiamo le persone come cretine in pubblico. I Francesi lo fanno. Loro cultura, non nostra. Negli Stati Uniti c'è un senso di "politeness" del linguaggio e dei contenuti, per cui le vignette di Charlie Hebdo sarebbero inimmaginabili. Può essere ipocrisia, perché poi fanno altro tipo di scempio. "I really appreciate your job" è il modo americano di darti il benservito. Ipocrita. E' LORO CULTURA. Per i Francesi, Vauro Senesi è un educando. Per noi Italiani spesso è disgustoso. Noi per cultura, cose come quelle di Charlie Hebdo le vediamo limitatamente al tifo (una su tutte "Giulietta era 'na zoccola" in Napoli-Verona.). Non dico "è più giusto", "è più sbagliato". Per me, buona parte delle vignette di Charlie Hebdo fa schifo. Non per  questo si deve uccidere. Ma non per questo ci si deve genuflettere a questa cultura "libera, laica, tipica francese". 
In definitiva, "Je suis Charlie", perché io mi sento ferito da dei pazzi che in nome di Allah uccidono, e sono consapevole di essere in guerra (anche se molti lo negano). Ma "Je ne suis Charlie pas" nel merito. Sono toni che non mi appartengono. E davanti ai quali non mi genufletto, ammirandone il coraggio. Casomai, ne contesto la volgarità.

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