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Tuesday, December 11, 2018

TEMA: MEGLIO "GOVERNO ILLUMINATO GRILLINO" CHE "ETNA VALLEY"

SVOLGIMENTO.

Da venti anni sono nel mondo del lavoro nella microelettronica. Da venti anni "orbito", internamente o esternamente, attorno all'ST Microelectronics. Da venti anni abbiamo vissuto accompagnati, lavorativamente parlando, da due espressioni coniate da quel manager geniale che risponde al nome di Pasquale Pistorio.
Pasquale Pistorio ha di fatto creato l'ST moderna, guidandola per 20 anni circa, portandola fino al terzo posto nel mondo per fatturato, nel 2001, se non ricordo male. Una cosa impensabile, fino a 10 anni prima. Ha rilanciato in maniera straordinaria, da Siciliano, il sito di Catania, facendone, verso la fine degli anni '90, un sito di punta per la produzione di memorie, essendo già il sito principale di sviluppo e produzione di prodotti di potenza.
Le due espressioni che Pistorio ha continuato a ripetere, facendone uno slogan anche politico (cavalcato da Romano Prodi, non da Berlusconi), erano: "cervelli a basso costo", ed "Etna Valley". Vediamo di spiegarle meglio, queste due espressioni, sottolineandone luci ed ombre (più ombre, che luci).

Cervelli a basso costo
L'intuizione di Pistorio fu semplice e vincente. Io voglio rilanciare il sito di Catania, e farlo crescere fino a farlo diventare uno dei siti più importanti di ST. Come fare? Semplice, devo portare al board di ST la mia scommessa e far vedere i punti di forza del sito. Il punto di forza principale era evidente. In una realtà lavorativa pressoché deserta, con una buona Università che formava giovani nelle facoltà di Fisica, Chimica ed Ingegneria elettronica, la legge della domanda e dell'offerta era TOTALMENTE SBILANCIATA A FAVORE DELL'OFFERENTE. Di ST. Che poteva permettersi di scegliere giovani laureati con alto o altissimo valore aggiusto, a costi molto contenuti. Il mio primo stipendio del 1998, esattamente 20 anni fa, era di 1.800.000 lire. Dipende dai punti di vista. Per un giovane laureato tedesco, con il PhD, sarebbe stata un'offerta offensiva. Per noi giovani laureati di un tempo a Catania, entrare in ST, per di più nella nascente R&D delle memorie, era un pieno successo, al termine di un percorso di studi. Finisco, ed entro in un'azienda che fa ricerca. Quello che avrei sempre sognato. Tenendo conto che il Dottorato mi dava 1.080.000 lire, senza contributi, avere uno stipendio di quasi il doppio, e per la vita, per me era motivo di gioia, serenità, successo. Cosa mi importava che i miei pari età di Milano non sarebbero mai entrati per meno di 2.000.000, 2.200.000 lire al mese? Per me cominciava una vita nuova. Era un win-win, per l'azienda, che assumeva me, cervello a basso costo, e per me, che entravo in una multinazionale da vanto, unica realtà di così alto livello a Catania.
Oltre a questo, non dobbiamo dimenticare che le condizioni politiche di allora, senza i freni derivanti dalle restrizioni della moneta unica, erano molto più favorevoli, e quindi la stessa Regione Sicilia, come area depressa, favoriva l'assunzione di giovani al Sud, con una detassazione pressoché totale.
Volendo, ora che giovane non sono più, si può obiettare che quell'espressione "cervelli a basso costo", fosse un po' cattiva, poco rispettosa della dignità di un giovane che, se offre un lavoro dall'alto valore, deve essere pagato proporzionalmente. Ma i discorsi sulla qualità dei piatti si fanno nelle famiglie che hanno cibo in abbondanza. Dove il cibo scarseggia, nessuno osa far questioni sulla mortadella messa al posto del prosciutto crudo di Parma. Quindi, va bene cervelli a basso costo.

Etna valley
Veniamo adesso all'altra espressione, più controversa. "Etna valley". Io onestamente ignoro quanto Pistorio sfruttasse quest'espressione, forse se l'è tirata fuori dal cilindro (Pistorio è uno straordinario comunicatore), ed ha fatto sbizzarrire i giornalisti, che con quest'espressione sono andati a nozze. Anche in questo caso il concetto era semplice. Fare della Sicilia un polo tecnologico, partendo dal modello ST Catania, creando una realtà di aziende di microelettronica ed hi-tech che copiasse la mitica "Silicon valley" californiana. Non è una bestemmia prendere degli obiettivi altissimi, anche se apparentemente irrealizzabili. Pistorio parlava dell'aggancio di Intel verso il 2002-2003. Era impossibile, col senno di poi, ma ci credevamo ed il trend nei primi anni andava nel senso giusto. Però se ora uno dicesse "ST deve agganciare e superare Intel", io rispondo "non prendermi per i fondelli". Perché? Semplice, perché mancano completamente le condizioni macroeconomiche per quest'obiettivo. Occorre verificare costantemente se l'obiettivo è serio o meno. Alla fine degli anni '90 sognare un'Etna valley non era un peccato di stupidità. Aprì per un brevissimo periodo la Nokia, che chiuse però rapidamente i battenti. ST si doveva espandere a Catania con il Fab a 12 pollici, che sarebbe stata nettamente la realtà più importante nel panorama Italiano. Furono cose che non avvennero mai. La crisi dopo il 2001 si rivelò molto più forte del previsto. Le assunzioni in ST calarono di botto fino a cessare, dopo il boom della fine degli anni '90. In questo contesto, il paragone con la Silicon Valley Californiana, per chi lo viveva dall'interno, da sogno si è gradualmente trasformato in chimera, incubo, discorso chiuso. Continuare a ripeterlo, da parte dei giornalisti, per chi lo ha vissuto dall'interno, ora suona come una presa in giro, un'offesa all'intelligenza di chi vive la realtà di monopolio di ST (che Dio ce la conservi il più a lungo possibile). Chi percorre la mitica 101 (ONE-O-ONE) si vede per strada Yahoo, Cupertino quindi Apple, Google, Intel.... insomma una miriade di aziende, più decine di colossi di hi-tech, di produzione o di servizi. Il sogno di una simile realtà a Catania doveva creare aziende, posti di lavoro, SCELTA, con conseguente incremento dei salari di noi lavoratori. Nulla di tutto ciò. Continua il monopolio (BENEDETTO MONOPOLIO) di ST. Ma, per favore, ai giornalisti, smettetela di continuare con questa buffonata della Etna Valley. La realtà lavorativa catanese non è quella di una concorrenza in cui il lavoratore ha il coltello dalla parte del manico, ma è quella in cui ST pone rimedio, finché può, ad una desertificazione del lavoro. Se la Fiorentina vuole raggiungere la Juventus, uno può storcere la bocca e dire "vediamo che fanno". Se la gazzetta aretusea continua a dire "obiettivo Juventus" riferendosi al Siracusa calcio, il tifoso medio si sente preso in giro. Figuriamoci un calciatore del Siracusa.
Per favore, BASTA ETNA VALLEY.

Tuesday, July 17, 2018

Noi Siciliani siamo perfetti.

Occorre rileggersi la descrizione che Don Fabrizio, Principe di Salina, fa del Siciliano. nel romanzo "Il Gattopardo". Soprattutto una frase che, quando la lessi, 30 o 35 anni fa, non ricordo onestamente, mi folgorò: "I Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria."
Nessuno, se non un Siciliano intellettualmente onesto, può capire a fondo il significato e le implicazioni di questa frase. E' una frase scritta negli anni '50 circa del secolo scorso, che si riferiva agli anni '60 del secolo precedente. Era vera nel 1860, era vera nel 1950, è verissima nel 2020. Credo che resterà vera anche decenni dopo la mia morte. Sul significato, credo che ci possano arrivare tutti. Sulle implicazioni, no. Ebbene, è da una trentina d'anni che vivo immerso nelle implicazioni di questa frase. Arrivato alla soglia dei 50 anni, subentra anche un cinismo che prende il sopravvento sul desiderio di cambiamento che si può avere a diciotto o venti anni. Una persona a cui tantissimi siamo grati, Pasquale Pistorio, è stato (consapevolmente o inconsapevolmente, poco importa) un vettore di questo concetto, attraverso degli slogan giornalistici come "cervelli a basso costo" o "etnavalley". La prima espressione era un modo per dire che la formazione universitaria di Catania, e di buona parte delle Università del Sud Italia, era utilissima per il lavoro in un'azienda come ST. Inoltre, (ovviamente questo Pistorio non lo diceva), essendo ST un'isola felice in un deserto, qualsiasi neolaureato che trovava lavoro in ST era felice per essere in una multinazionale operante nel territorio, e certamente non era la "consistenza" dello stipendio il primo pensiero del giovane neolaureato, bensì la felicità di avere trovato un posto dignitosissimo, in una realtà difficilissima. Quindi, prezzo basso. Cervello a basso costo. La seconda espressione "Etnavalley", non so se venne coniata da Pistorio, comunque è la più grossa presa per il culo che ho subito nella mia vita. Nelle intenzioni di chi coniò il termine, c'era la voglia di fare di Catania un polo di attrazione per l'industria hi-tech, sul modello della Silicon Valley californiana. Ma questo si può sviluppare solo se c'è un sistema concorrenziale di molte aziende che operano nel settore. Non se un'azienda è l'unica del settore. Rimane sempre un'isola felice, ma non crea una "valley"... neanche il solco lasciato da una pisciatina di cane, altro che valley. Ma in questo ST non ha la minima responsabilità. La responsabilità della presa per il culo è dei mezzi di informazione che per anni hanno martellato con questa idiozia, e di noi che ci siamo crogiolati in questa presa per i fondelli. Per affemare che Catania potesse essere un'isola felice, che a Catania si facevano cose di altissimo livello, di livello mondiale. In piccoli settori può anche essere vero, me lo auguro. Ma, amici Catanesi, diciamocelo chiaramente: siamo minimamente una realtà che possa assomigliare alla Silicon Valley? Non ci sono le condizioni. Non le condizioni politiche, non le condizioni sociali, e non le condizioni ENDEMICHE. Cioè, ci fossero per miracolo le prime due condizioni (un governo che si impegnasse seriamente per il sud, amministrazioni libere da delinquenza e corruzione) mancheremmo NOI. I Siciliani, che siamo perfetti, nessuno ci può insegnare a migliorare. In realtà, la spinta a migliorare può nascere da due direzioni. La parte migliore che stimola la parte peggiore a migliorare. Oppure la parte peggiore che RICONOSCE i punti di debolezza, vede dove e come si migliora, e si adopera per migliorare. Inutile dire che il miglioramento non è un "risucchio" che il migliore fa sul peggiore. Il miglioramento deve essere una spinta del peggiore a migliorare. Ma noi per 5 anni abbiamo avuto come degno rappresentante quel Crocetta che si vantava di cose che non stanno ne' in cielo ne' in terra. E poco conta che ogni comparsata da Giletti fosse una vergognosa presa per i fondelli di quelle da perdere la faccia. Quello continuava a fare il miles gloriosus. Come tutti noi, tanti milites gloriosi che diciamo che le cose si fanno bene qui, e se non si fanno bene è perché qualcuno ci ostacola. Il Nord più ricco, la storia dei telai che il nord avrebbe rubato al Sud. Il tesoro del ricchissimo regno borbonico travasato al nord. Ma quando mai si è sentito che un'entità florida, prosperosa e RICCA si facesse fottere tutto da un'entità di squattrinati, come il regno di Savoia? Non viene qualche dubbio sul fatto che Pino Aprile dica un po' di fesserie, giusto per dirne una?
Ecco l'aver vissuto nella costante presa per il culo dell'etnavalley, svanita in due secondi di dialogo col mio vecchio capo americano di Micron che mi disse "you guys are a good seed in the rock", che la dice lunga sull'entità dell'idiozia di "etnavalley".
Ma insomma, se siamo perfetti, perché abbiamo cifre sul PIL dichiarato da far rabbrividire? Perché non riusciamo a tirar su un'azienda che si affermi come la migliore del mondo in ciò che fa?
Perché lo ha detto Tomasi di Lampedusa. Perché la nostra vanità è più forte della nostra miseria.
E quindi, per coprire la nostra miseria con la vanità, ci "beviamo" delle coglionate che, viste da qualsiasi ottica che non sia la nostra, uno dice "vabbè, poveracci, tenetevi la vostra perfezione, che noi andiamo per i fatti nostri". Che può essere la reazione di un padano quadratico medio.
Ed evidentemente noi Siciliani vogliamo continuare così. A ritenerci perfetti, a pensare che siano gli altri che non vogliano la nostra crescita, ed a giustificare situazioni oggettive e devastanti con scuse iperboliche ed inverosimili.

Perché questo scritto proprio oggi?
Perché quando sento che Cristiano Ronaldo avrebbe scelto la Juve come ripiego rispetto al Napoli, De Laurentiis che edulcora la realtà oggettiva (=NON TENGO DENARI) ed i Napoletani (Alvino: ridere o piangere?) che prendono in giro la Juve perché si è presa Cristiano Ronaldo, loro scarto, beh, penso che Tomasi di Lampedusa facesse un discorso FORSE centrato in Sicilia, ma che certamente si estende a diverse centinaia di chilometri a nord. 

"NONDUM MATURA EST. NOLO ACERBAM SUMERE"

Friday, June 29, 2018

Il crollo del PD ed il futuro della sinistra.

SOTTOTITOLO: CHISSENEFREGA !!!!

Il dibattito politico che vedo su facebook (di un livello un po' più alto di ciò che vedo in Parlamento e nel governo) è surreale.
Tifosi M5S che godono della disfatta del PD di Renzi, visto come il demonio che ha distrutto la sinistra.
Gente di sinistra (tra cui tutta l'intellighenzia di Repubblica e del Corriere) che si interroga su come deve rinascere il PD.
Dico la mia. Chissenefrega del PD, della sinistra, e dei problemi SURREALI che ponete.

La situazione attuale in Italia è la seguente: un governo di idioti buoni solo a propagandare fesserie. Un ignorante che si vanta di aver abolito i vitalizi, con una norma retroattiva che verrà quasi certamente cassata dalla Corte Costituzionale. Milioni di utenti facebook che forwardano trionfalmente questo specchietto per le allodole. Un Ministro dell'Interno onnipresente, onnisciente, onniagente, che appena va in Libia viene preso a pesci in faccia. E questo per i gonzi che godono delle azioni assolutamente nulle del nostro governo.
Poi veniamo a chi si preoccupa della sinistra. Di Renzi. Fatemi dire una cosa. Il problema principale dell'Italia non è "Renzi, o non Renzi", o chi è alla guida della sinistra. Il problema principale dell'Italia si chiama lavoro. Il lavoro può essere prodotto se l'Italia è competitiva. Si può essere competitivi in più modi.

1) Con la qualità dei propri prodotti.
2) Col costo del lavoro basso.
3) Con  la certezza del diritto.
4) Con la chiarezza del business.
5) Con la flessibilità del lavoro.


L'insieme di questi 5 punti rende un Paese competitivo per investimenti stranieri. In realtà, per creare lavoro, non è affatto necessario ne' il basso costo del lavoro, ne' la certezza del diritto, ne' la chiarezza del business, ne' la flessibilità del lavoro. A PATTO DI ESSERE I MIGLIORI AL MONDO. Esempio, la Ferrari, Gucci, Armani, L'alta moda. Lì, il gusto italiano la fa da padrone, l'extra-lusso prodotto in Italia non soffre di questi problemi. Il Made in Italy trionfa. Ma... basta per tirare avanti l'economia di una nazione? Ovviamente no. Le eccellenze di prodotti di qualità assoluta sono una piccola nicchia. In generale, è molto più probabile che il lavoro venga creato attraendo investimenti esteri. E qui, i punti 2-3-4-5 sono fondamentali. Cioè, se un'azienda deve incrementare la sua produzione, e per qualche motivo vuole produrre dalle nostre parti, facciamoci una semplice domanda: PERCHE' QUEST'AZIENDA DOVREBBE METTERE I PROPRI SOLDI PROPRIO IN ITALIA?

Ha l'Italia il costo del lavoro basso? No, fa schifo il nostro costo del lavoro, è altissimo. Se un lavoratore guadagna 100, l'azienda deve spendere, tra tasse e contributi, oltre 250, in Italia.
Ha la certezza del diritto? MANCOPEGGNIENTE... se un'azienda si trova in causa con un suo dipendente, o con un cliente, o con un fornitore, in Italia, sa che può aspettare ANNI O DECENNI, per sapere cosa succede. Se invece vuole (come DEVE) completare un balance sheet annuale per "chiudere" il bilancio e pubblicare i propri dati sul mercato, l'incertezza sul fatto che deve pagare 100 milioni di dollari in Italia, o riceverli, TOGLIE CHIAREZZA. ed un'azienda che opera in un mercato internazionale viene scoraggiata.
Chiarezza del business. In Italia c'è chiarezza del business? Direi pochissima. Quando la corruzione è pervasiva, la chiarezza del business si perde. Quando IKEA aveva già deciso di aprire a Catania, la politica locale voleva mettere il becco sulle assunzioni. Gli Svedesi hanno mandato a vaffa l'allora sindaco di Catania. Poteva saltare tutto. Per fortuna IKEA ha aperto ed opera a Catania.
Flessibilità del lavoro. Se un'azienda vuole produrre in Italia, ed assume delle persone, sono contratti matrimoniali o normali contratti di lavoro?

I sindacati Italiani si possono battere come vogliono su questioni di principio. La verità è che se Harley Davidson ha deciso di delocalizzare, il primo Paese al mondo a cui penserebbe non è certamente l'Italia. Che può pure essere la migliore sul punto 1, della qualità della propria manifattura, ma è repellente nei punti 2-3-4-5.

In definitiva, scusate il paragone maschilista, se Singapore è attraente come Monica Bellucci, l'Italia è attraente come uno scorpione. Fino a quando i punti 2-3-4-5 non sono aggrediti ed affrontati con la massima forza, l'Italia soffrirà SEMPRE di un deficit di produttività a causa di una carenza mortale di offerta di lavoro. Da cui deriva oltre l'80% dei nostri problemi.

DOMANDA: AVETE MAI VISTO UN GOVERNO AGGREDIRE I PUNTI 2-3-4-5 negli ultimi 30 anni?

Io sì. DI striscio, il governo Renzi che ha tolto l'articolo 18. Cosa giusta, ma poca, pochissima roba.

Su tutto il resto, zero totale. Niente di niente.

Ed ora il governo del cambiamento mi viene a parlare di immigranti, di accesso ad internet, di scongiurare questo o quello sciopero. Ed i gonzi abboccano. Per carità... giusto trattare gli argomenti. Ma se fossi un manager d'azienda, io mi concentrerei sui disastri della produzione e sulla mancanza degli sviluppi, non sulla presenza di una zanzara in un bagno dei dipendenti.
E gli immigrati di Salvini, i Giga di Di Maio questo sono: zanzare nel bagno dei dipendenti.

Ma bisogna ricostruire la sinistra... lo dicono "repubblica" ed "il corriere"

E gli altri? Quelli nuovi? "EallorailPD?"

Tuesday, May 1, 2018

Donne discriminate al lavoro? Botta e risposta.



http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/13300926/vittorio-feltri-donne-soldi-stipendio-retribuzione-lavoro.html

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/28/donne-se-fate-figli-e-un-problema-vostro-ed-e-giusto-che-vi-sottopaghino/4118468/

Interessante botta e risposta tra Feltri e questa Elisabetta Ambrosi del "Fatto", che non conosco.
Feltri, con il solito tono, che ormai ambisce a superare la parodia che Crozza fa di lui, in realtà dice ciò che io ho vissuto in 20 anni di esperienza nel mondo del lavoro. Quando sono entrato nel gruppo di R&D di Catania, il manager (milanese) non faceva distinzioni di sorta tra uomini e donne. E ricordo che, neoassunto, le persone di riferimento erano 5-6; tre di queste erano donne. Un paio di queste erano autentiche macchine da guerra. C'erano persone determinate e brave, esattamente come i colleghi maschi. Di queste tre, una per motivi suoi personali (insoddisfazione lavorativa) ha trovato lavoro in Francia, un'altra al CNR, una terza entrò in maternità. E nel periodo in cui questa persona entrò in maternità, altri (maschi) presero piede all'interno del gruppo. Conseguenza, a 5 anni dalla mia assunzione, i primi livelli del dirigente erano 5 maschi. E non è stata fatta alcuna discriminazione. Semplicemente, sono andati avanti i più bravi che non si sono mai fermati. L'osservazione secondo cui la donna non grava sull'azienda durante la maternità non regge. Non è quello il punto. Il punto sottolineato da Feltri è un altro. E' che entrando nel mondo del lavoro non si entra in una confraternita di beneficienza, ma in una corsa, che può essere i 100 metri, può essere una maratona, che non dura 42 km, ma 42 anni. Se una donna si ferma in due, tre, quattro anni, gli altri vanno avanti e la maternità confligge con le regole della competizione.
Poi c'è un altro aspetto, che sottolinea la giornalista del "fatto". Che l'Italia è tra i peggiori (ovviamente tra i Paesi più evoluti) nella discriminazione femminile. Io non sono un sociologo, posso solo portare la mia esperienza lavorativa, e suggerire una chiave di lettura. Che è la seguente. La discriminazione femminile è tanto più evidente quanto più STATICA è la realtà lavorativa. Quando ero in Micron, responsabile di gruppo, ho potuto far approvare due passaggi di livello ed un aumento. Due passaggi di livello a donne, l'aumento ad un uomo. Tutti strameritati. Ma ho avuto l'opportunità di distribuire (relativamente) molti aumenti per merito. In una realtà gestita da Americani. Molto dinamica. Talmente dinamica che siamo stati licenziati. Ma nelle regole del lavoro italiane, quelle che non licenziano se non in casi di truffa acclarata, gli aumenti di stipendio sono enormemente più limitati. Le regole sono molto più rigide, e quando un dirigente può dare non UN AUMENTO SU 3, ma UN AUMENTO SU 20, la maternità ed il part time costituiscono elementi fortissimi di esclusione. Element inattaccabili. Se io do un aumento su 20, la persona selezionata non deve avere avuto neanche un raffreddore, durante l'anno, oltre ad essere un lavoratore inappuntabile. Altro che maternità. Nessun certificato medico per malattia. 
In altre parole, anche se con toni orridi ("matrone che sfornano figli" è un'espressione che fa veramente ribrezzo) Feltri non fa altro che fotografare la realtà, così per com'è. Inoltre, la separazione tra uomini e donne in Italia è ancor più evidente perché la competizione di cui si parla non è altro che una corsetta di 100 metri in condizioni ideali, con pista controllatissima e tutto sicuro. In posti come gli USA dove la competizione non è una gara di 100 metri, ma una caccia al tesoro tra scorpioni, vedove nere e spine velenose, le variabili sono molte di più e quell'handicap che ha la donna si nota di meno.

Saturday, April 28, 2018

RIP Alfie.

Sarebbe bene che certe cose non fossero solo vessillo dei cattolici. La legge contro l'interruzione della gravidanza è comunque un vulnus che contrasta con i principi naturali. Che cozza con le tre semplici domande: 1)E' lecito ad un essere umano togliere la vita ad un altro essere umano? 2)L'embrione è un essere umano? 3)Se non lo è, quando lo diventa?
L'impossibilità di dare una risposta razionale a queste domande, senza cadere in contraddizione, porta ad una conclusione. La legge che permette l'aborto può essere considerata SOLO SE c'è una minaccia reale alla vita della madre. In quel caso, alla domanda 1 si può rispondere "Sì" (anche se io credo che comunque sarebbe da preferire la vita del nascituro, ma questo è opinabile). In tutti gli altri casi, che poi costituiscono il 99.9% di applicazione della legge, si tratta di una norma DI CONVENIENZA. Solo la Chiesa Cattolica segnala (ovviamente presa a maleparole da tutti i liberali da salotto) l'orrore di una simile norma. Il motivo per cui viene presa a maleparole è ovvio. IL PRINCIPIO è contestato. La vita non si tocca, perché è un dono di Dio. Partendo da questo principio la Chiesa sviluppa un discorso che quindi viene contestato alla radice. Ma in realtà l'aborto è una cosa orrenda (ove non si verifichi il caso di reale pericolo di vita della madre) INDIPENDENTEMENTE dal fatto che la vita sia un dono di Dio o meno. Se infatti l'uomo può decidere sulla vita di un altro uomo, si apre UNA VORAGINE logica che, come un lento scivolamento su un piano inclinato e viscido, porta all'eliminazione di qualsiasi principio etico. Se infatti è CONVENIENTE per le implicazioni sociali e psicologiche che una coppia decida di abortire, può essere CONVENIENTE qualsiasi cosa. Ad esempio, stabilire che un bambino debba morire asfissiato dopo 5 giorni di agonia per decisione di un giudice. Non solo, ma si deve anche affermare il principio per cui uno Stato NON PUO' permettere ad un altro Stato di dire "guarda che io credo che si debba fare diversamente". No. Lo Stato è SOVRANO anche sulla vita dei propri cittadini, che quindi diventano SCHIAVI del loro Stato, AFFIDATARI della loro vita, fino a quando lo Stato decide che non è più possibile prolungare il contratto di affido. Quindi ora molti anche non cattolici si indignano per la morte per asfissia del povero Alfie. Ma dovremmo renderci conto che il baratro è aperto molto prima. E' aperto con l'aborto permesso SALVO QUELLA ECCEZIONE. Lì CONVIENE, per la vita della madre. Qui CONVIENE per motivi economici, e per motivi POLITICI (non si può per relazioni tra Stati alleati). Alla fine potremo essere messi, per CONVENIENZA, come persone da eliminare per mantenere il rapporto Deficit/PIL.
Quando noi cattolici sbraitiamo, talvolta lo facciamo per motivi religiosi, e lì ce le tiriamo addosso. Ma talvolta è per motivi assolutamente razionali, che paradossalmente la società ipertecnologica ed ipertecnica non riesce neanche a considerare. La legge sull'aborto ha scatenato questo abisso. Dire che va rivista scatena il femminismo pavloviano con l'accusa di "oscurantismo". Ma le ragioni di principio sono fortissime. Se si fa una legge per convenienza, TUTTO E' POTENZIALMENTE LECITO. Compreso il far morire per asfissia un bambino. Come ho detto all'inizio, i cattolici non dovremmo essere i soli in questa battaglia.

Monday, April 16, 2018

As time goes by.

Andrebbe accettato lo scorrere del tempo.
Quando avevo 15 anni, d'estate con mio cugino Ignazio, ogni pomeriggio prendevamo una baguette intera (una sessantina di centimetri), facevamo una croce col coltello, un taglio verticale a metà ed un taglio orizzontale, e mettevamo maionese, carciofini, olive, prosciutto, salame, tutto ciò che il frigorifero della nonna Carmelina conteneva di commestibile.
Mangiassi ora quello che mangiavamo allora, la sera avrei acidità fortissima. Lo facessi per 5 giorni di seguito (allora era un mese di seguito, a Verdura), verrei ricoverato in ospedale. In altre parole, non ho la capacità di reggere il ritmo di un tempo. Ho trent'anni di più, nonostante mangi la metà peso una volta e mezza, quasi. Ma allora non avevo un figlio. Quindi, non tutto va verso il peggio. Si tratta di accettare con filosofia che il tempo che trascorre cambia la nostra persona, il nostro corpo, la nostra mente.

Marina, se puoi dillo a papà Silvio.